Archivio mensile:dicembre 2013
Una lavagna collaborativa
Questa applicazione permette di avere a disposizione una lavagna collaborativa on line per mezzo della quale è possibile disegnare, chattare, caricare immagini, foto, anche direttamente da webcam, fare chiamate video/audio in real time fino a sei utenti contemporaneamente compatibilmente con la capacità del collegamento a internet.
Non richiede registrazione e installazione di programmi aggiuntivi.
La lavagna e le chiamate video e audio possono essere private creando una propria stanza e non viene effettuato nessun salvataggio dei dati caricati dagli utilizzatori.
Emozioni primarie e fondamentali
Nelle fasi di studio alcuni argomenti colpiscono maggiormente l’attenzione. Nel proseguire la mia preparazione per gli esami di psicobiologia, ho deciso di pubblicare una porzione di quanto studiato. Ciò che riporto a seguire, quindi, non rappresenta un post a carattere scientifico redatto da un professionista.
“Le emozioni sono specifici fenomeni neuropsicologici, modellati dalla selezione naturale, che organizzano e motivano pattern fisiologici, cognitivi e comportamentali che facilitano le risposte adattative alla vasta gamma di domande e di opportunità dell’ambiente” (C. E. Izard).
I comportamenti non verbali – le espressioni facciali, gli sguardi, il tono della voce, i movimenti del corpo con cui vengono fornite le risposte – costituiscono la principale via di comunicazione delle emozioni.
La natura delle emozioni è oggetto di controversia fra i ricercatori che lavorano nell’ambito di diverse discipline. Alcuni psicologi cognitivi le considerano processi interni dell’individuo, mentre secondo antropologi e psicologi maggiormente orientati in senso sociale le emozioni si creano nelle interazioni interpersonali.
Il punto essenziale è che le emozioni non sono circoscritte a determinati circuiti o aree cerebrali; al contrario, queste stesse regioni limbiche sembrano mediare attività che influenzano la maggior parte delle funzioni del cervello e dei processi della mente.
Come osservato da L. Alan Sroufe, psicologo presso l’Institute of Child Development University of Minnesota, le emozioni comportano una reazione soggettiva ad un evento saliente, caratterizzata da cambiamenti fisiologici, esperienziali e comportamentali.
Le emozioni funzionano come un insieme di meccanismi integrativi che collegano vari sistemi e domini in un flusso dinamico nel tempo.
Le emozioni, all’interno del cervello, radunano processi diversi nella formazione di uno Stato della Mente; all’interno delle relazioni interpersonali, mettono in connessione elementi dei singoli individui.
A seguito di uno stimolo, il cervello e altri sistemi dell’organismo entrano in uno stato di aumentata vigilanza assumendo una condizione che possiamo chiamare una “risposta orientativa iniziale”.
Inizialmente questa reazione attiva processi cognitivi che non richiedono consapevolezza; nel giro di microsecondi, il cervello processa le rappresentazioni che si uniscono agli Stati del Corpo e dell’ambiente esterno in quel particolare momento.
A seguire viene avviata una fase che possiamo definire “valutazione elaborativa” caratterizzata da processi che modulano flussi di energia all’interno del nostro cervello. La valutazione elaborativa determina la bontà dello stimolo e conseguente reazione.
Il processing emozionale, quindi, prepara il cervello e il resto dell’organismo all’azione.
L’attivazione motivazionale induce una cascata di processi motori percettivi che facilita la secrezione di comportamenti appropriati. Questa cascata di risposte può essere vista come una catena di ulteriori valutazioni seriali o simultanee, che illustra come l’emozioni siano elementi pervasivi nel funzionamento del nostro cervello.
I cambiamenti negli stati cerebrali generati dalle risposte orientative e dai processi di valutazione elaborativa possono essere definiti emozioni primarie.
L’aggettivo primarie si usa per enfatizzare la natura iniziale e ubiquitaria di questi processi motivazionali essenziali; inoltre, come per i colori primari, il termine implica che le loro varie combinazioni possono dare luogo a una gamma di esperienze emotive diverse.
Le sensazioni emozionali primarie sono non verbali, spesso inconsce, perché derivano dalla variazione di flussi di attivazione di all’interno degli stati del sistema. Le emozioni primarie riflettono cambiamenti negli Stati della Mente.
Alla risposta orientativa iniziale e ai processi di valutazione può far seguito una terza fase che porta una differenziazione o canalizzazione di pattner di attivazione associati agli stati emozionali primari.
A volte possiamo sentirci neutri, incapaci di identificare sensazioni o sentimenti particolari e verbalizzabili. In altre occasioni le nostre emozioni primarie si differenziano invece in Stati della Mente ben definiti, mediati dal reclutamento di circuiti specifici, e danno luogo a quelle che vengono classificate come emozioni discrete, come noi preferiamo chiamare fondamentali.
Tale termine si riferisce a sensazioni che sono per noi più familiari come tristezza, rabbia, paura, sorpresa, gioia. L’esistenza di queste emozioni più definite e specializzate è però ancora controversa.
Le emozioni fondamentali possono essere considerate stati della mente differenziati che si sono sviluppati come pattner di attivazione specifici.
Gli stati emozionali primari possono essere comunicati e condivisi da due individui a livello sensoriale. Le nostre esperienze emozionali primarie possono rivelare sia come conosciamo noi stessi, sia come ci mettiamo in comunicazione con gli altri.
Diversi studi indicano che la depressione è associata ad una diminuita capacità di percepire le espressioni facciali degli altri, correlata a una diminuzione dell’attività delle regioni cerebrali che normalmente mediano tale capacità.
Alcuni studi indicano che la sintonizzazione dei genitori sul suo mondo interno facilita lo svolgimento di compiti da parte del bambino che regola il suo stato emozionale in risposta allo stress.
Sito web, prove tecniche di didattica …
È stato attivato in data odierna lo spazio web nel quale saranno raccolte parte delle mie attività. Attualmente dovrete accontentarVi solo della home page provvisoria, ma nel corso del periodo natalizio ci saranno i primi cambiamenti.
La Scuola come comunità di pratica
Interessanti queste slide anche se realizzate da Valentina Meli per il Convegno “LogIn Logout” svolto il 14 maggio 2009.
La comunicazione non verbale
L’interesse per la voce, il viso ed il corpo può essere rintracciato già negli scritti dei primi filosofi greci, ma ha attirato l’attenzione anche di numerosi pensatori del XX secolo.
Approfondiamo lo studio della comunicazione non verbale attraverso queste slide messe in rete da Iva Zigghyova Martini.
Differenze nei cervelli di donna e uomo
“Che i cervelli degli uomini e delle donne funzionassero in modo diverso, con tutte le conseguenze del caso, era risaputo. Ora, però, un innovativo studio condotto negli Stati Uniti dall’università della Pennsylvania documenta le modalità di questo funzionamento e le relative differenze di genere“.
Così come riportato dal quotidiano “Italia Oggi“, in data 13 dicembre, in un articolo a firma di Ettore Bianchi, “i risultati dell’indagine, pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, evidenziano che nel cervello maschile le connessioni vanno dalla fronte alla nuca percorrendo lo stesso emisfero, mentre nelle donne i collegamenti sono trasversali e coprono il tratto che va dall’emisfero destro, che presiede all’intuizione, a quello sinistro che è deputato alla logica“.
Da quanto riportato emergono diverse abilità di genere “da un lato, le donne riescono con disinvoltura a fare più cose contemporaneamente, sono più intuitive e mostrano empatia; dall’altro, gli uomini ottengono buoni risultati nelle attività motorie e analizzano meglio lo spazio, per esempio orientandosi e interpretando meglio le mappe“.
Manuale di Sociologia dello sport e dell’attività fisica
Lunedì 16 dicembre, alle 14 presso l’Aula “Berti” del Cinema Nosadella di Bologna, si terrà una tavola rotonda sul tema “La Sociologia per lo sport e l’attività fisica dei cittadini”. Il dibattito prende il via dalla novità editoriale della Franco Angeli Editore, “Manuale di Sociologia dello sport e dell’attività fisica“, firmata da Stefano Martelli e Nicola Porro (Milano 2013, Collana “Sport, Corpo, Società”).
Il libro di Martelli e Porro colma una lacuna presente nel panorama degli studi sociologici italiani. Nonostante alcuni pur pregevoli tentativi, finora nel nostro Paese non è ancora apparso un vero e proprio manuale di Sociologia dello sport e dell’attività motoria. È quanto invece si propone di essere questo volume, che offre una sintesi dei principali risultati ottenuti dalla ricerca italiana ed estera nel campo, però riletti e interpretati all’interno di una impostazione teorica chiaramente riconoscibile e, quindi, suscettibile di stimolare ulteriori studi e ricerche. Si intende dunque offrire uno strumento indispensabile per tutti coloro che vogliono sviluppare la propria professionalità nel campo delle Scienze motorie.
Il manuale si rivolge ai portatori di una nuova cultura del movimento umano, che, diversamente dal passato, oggi cresce meno commentando i fatti sportivi del giorno nei bar, e assai più cercando regolarità empiriche ed evidenze scientifiche nei laboratori e nelle aule universitarie. A tale professionalizzazione in atto il volume contribuisce offrendosi come solida base, sia per operare scelte nell’organizzazione e comunicazione degli eventi sportivi, sia per attuare politiche rivolte alla salute e al leisure della popolazione.