Archivio mensile:luglio 2020
Dagli “Schiddaroli” ai “Caroffureddi”
Qualche anno fa, in giro tra i peloritani con gli alunni ed un esperto naturalista, abbiamo individuato nella valle del Camaro, nota anche con il nome latino ” ruris Camarionrum “, uno dei 48 casali che circondano la città di Messina, abbiamo visto un arbusto appartenente alla famiglia delle Ericaceae (la stessa del mirtillo) diffuso nei paesi del Mediterraneo che cresce da quote bassissime fino agli 800 metri.
L’esperto ha indicato la pianta, denominandola “ Corbezzolo ”, ed ha indicato, oltre alle caratteristiche, anche le numerose proprietà terapeutiche (è astringente, antidiarroico, antinfiammatorio, antispasmodico e diuretico e antisettico delle vie urinarie).
I miei alunni hanno seguito con stupore ed interesse, maggiore quando io ho pronunciato il nome in siciliano “ ‘mbriacheddi ” (non raffigurato nel post).
Questo è il motivo del mio post, parla brevemente dei termini siciliani che ormai stanno in piedi sparendo (o sono spariti) dal nostro linguaggio.
Parecchi giovani, infatti, non conoscono il dialetto e si limitano a parlare un italiano rozzo, usato sovente per insultare e per volgarità. Molti giovani infatti, affermano i piccoli parlanovano del dialetto critiche rimproverati dai genitori, i miei davano come motivazione per il loro richiamo il pessimo concetto che si ha dei dialettofoni. Così capita che un dialetto “muoia” facendo perdere le radici dei termini.
Spesso il dialetto vero lo parla meglio gli emigrati del primo dopo guerra ed i loro figli hanno imparato e trasmesso il dialetto senza alcuna influenza esterna. Mi è capitato, infatti, di apprendere da americani, canadesi, francesi di origine siciliana un dialetto assoluto ricco di parole antiche e piacevoli all’ascolto.
Non è mia competenza trattare l’argomento, però ho sentito l’esigenza di scrivere questo breve post in quanto colto da un dubbio ho chiesto alla mia anziana zia che mi ha fornito risposte ben distanti da ciò che desideravo, segno che la sua età non i membri di ricordare termini che devono essere collegati alla sua gioventù.
La discussione è nata con gli “ Schiddaroli ca panna“(Frutti che in base alla provenienza nomi diversi anche se non è facile trovarli in tutta la nostra regione, uno rappresentato nella foto scattata con il cellulare Xiaomi) frutti che posseggono una grande azione antivirale e antibatterica, purificano il corpo dalle tossine e sottili Il Colesterolo cattivo e Hanno Proprietà energetiche e tonificanti dell’organismo. Sono un po ‘piu piccole delle prugne comuni, ma also Loro appartengono alla famiglia delle Rosacee e Sono molto Simili al ” Prunu ri Murriali ” diffuso Tra Altofonte e Monreale (PA).
I “ Caroffureddi ” (rappresentata nella foto sopra scattata con il cellulare Xiaomi), altri frutti dimenticati dalla zia, sono di dimensioni medio-piccole; la buccia è con una colorazione della faccia esposta al sole di colore rosso su fondo verde-giallino, mentre la polpa color crema, granulosa, mediamente croccante, poco succosa e zuccherina. . Le pere ” Caroffureddi “, sono pure note con in nome di ” Facci Bedda ” fa parte del gruppo delle perine dell’Etna, in particolare nel territorio del comune di Bronte (CT), ed anche sulla nostra area collinare tirrenica. Difficilmente reperibili nei mercati, piccole, ma deliziose.
Facciamo bene a dedicarci al giardinaggio
Dedicarsi al giardinaggio è un vero toccasana. La scoperta è dello psicologo Viren Swami, psicologo sociale la cui ricerca si concentra sulla psicologia dell’immagine corporea e dell’arenza umana, della Anglia Ruskin University (Regno Unito).
Swami è iscritto all’Anglia Ruskin University come professore di psicologia sociale nel 2015, precedentemente inviato all’università di Westminster e all’università di Liverpool. È anche direttore e professore associato presso il Centro di medicina psicologica, un centro di ricerca collaborativa tra l’Università Anglia Ruskin e l’Università Perdana in Malesia.
La sua ricerca è stata rivolta ad un campione casuale di 84 persone che facevano il giardinaggio in 12 orti urbani di Londra,I risultati, elencati su Ecopsicologia, hanno chiarito che i “giardinieri” erano molto più contenti di come apparivano e di come si sentivano rispetto a chi non coltivava la terra. Chi curava fiori e verdure da più tempo era anche più propenso a vedersi bello, sano e forte rispetto agli omologhi senza pollice verde.
Nella foto a corredo del post, realizzata con una Panasonic Lumix FZ300, si vedono i pomodori coltivati in casa che ci fanno sentire meglio e mangiare sano.
Quando la pizza è arte
Un lungo periodo di lookdown e poi finalmente la prima serata fuori. E dove andare se non a “L’Ancora“? Persone eccezionali, servizio ineccepibile e, come sempre, le fantastiche opere d’arte di Antonio Paratore. Confermo la mia stima al ristoratore ed al personale, con innovazioni che fanno superare le 5 stelle.
L'”Oleandro”, un test per un software
Ho voluto fare uno scatto per testare un software del quale vi parlerò dopo aver concluso i test.
In premessa scrivo che l’oleandro (Nerium oleander) è un arbusto sempreverde,forse originario dell’Asia ma naturalizzato e spontaneo nelle regioni mediterranee come quella in cui vivo e diffusamente coltivato a scopo ornamentale.
Lo scatto è stato fatto con gli iso ad 800 e poca luce per eseguire il primo test che, onestamente, non mi è piaciuto in maniera particolare. Ovviamente farò altre prove, per adesso vi dovrete accontentare dello scatto “Oleandro“, inserito nell’album “fiori, frutti, piante“, il quale è presente a corredo del post.
“Last rays of sun on sunday”
Gli ultimi raggi di sole della domenica baciano gli ultimi bagnanti. La spiaggia si spopola e loro desiderano godere della brezza marina che si sta levando. Lo sguardo va prima sulle isole, poi su Milazzo e spinge tutti a desiderare un allungamento di questa bella giornata estiva.
Io mi fermo a guardare, ad apprezzare con loro questi bei momenti. Ricordo che ho con me la Panasonic Lumix FZ300 ed improvvisamente quel desiderio di fotografare torna ad essere vivo. Faccio lo scatto e non mi soffermo neppure a guardarlo; voglio vivere ad occhio nudo questo regalo della natura. Io posso sbagliare, Madre Natura no.
Arrivo a casa con la mente ricca degli ultimi raggi di sole, mi metto al PC, guardo lo scatto e mi ripropongo di postarlo il giorno dopo, per tenerlo a mente e condividerlo con gli altri. Ecco “Last rays of sun on sunday” (a corredo del post).
“Hoya” (Fiore di cera)
Il genere “Hoya” (nome che ho dato al mio scatto) comprende circa 200 specie, conosciute con il nome di “fiori di cera” per la struttura cerosa delle foglie e dei fiori delicati e spettacolari.
Qualcuno la chiama anche pianta del fiore di porcellana, sempre per la forma dei fiori che ricorda un manufatto artigianale di porcellana.
I fiori sono profumati a forma di stella raccolti in infiorescenze ad ombrella, di colore bianco o rosa pallido con centro rosso. Questa è una delle piante che decora il balcone di casa.
Foto scattata con la Panasonic Lumix FZ300 ed inserita tra gli scatti del mio album “fiori, frutti, piante“
“Sfumature di colori” per riflettere
Ci sono giornate in cui il trascorrere delle ore sembra un percorso ad ostacoli. Edwin Moses è laggiù, quasi non si vede più, arranchi tra il caldo delle ore diurne e le difficoltà del cammino. Senti in fiato sul collo, sono gli altri concorrenti che provano a superarti, l’umidità dell’aria non permette neppure di vedere in maniera chiara il traguardo. Eppure lo raggiungi. La fatica è tanta, non vedi l’ora di farti accarezzare dalla brezza marina. Il mare è lì, ti siedi a guardarlo a farti coccolare dalla sua fresca affettuosità.
In quel momento comprendi che ciò che sentivi sul collo non era l’alito dei tuoi avversari, era Qualcuno che ti stava accompagnando sul tuo cammino, per farti comprendere che non sei solo, per ricordarti che ci sono altri dietro di te. Ha poca importanza che Moses sia salito sul podio prima del tuo arrivo, l’importante è aver condotto in onestà e con le tue forze il percorso e puoi gustarti il “dipinto” che il Qualcuno che ti ha seguito ha realizzato mentre guardava il tuo cammino e ti alitava sul collo per sorreggerti. Quel quadro è anche tuo che non sei salito sul podio, è il premio per non aver mai mollato.
“Sfumature di colori“, l’immagine del post, è un mio scatto con la Nikon D750 + Tokina 16/28mm.