Ma i Giochi Olimpici stanno insegnando qualcosa?

Ogni giorno i quotidiani ci propongono il resoconto delle gare olimpiche disputate e dalle loro righe abbiamo tanto da imparare.
Purtroppo nella società della comunicazione in cui viviamo spesso si legge poco o si presta scarsa attenzione, ci si limita ad osservare il titolo o lo scatto del reporter, ma da questo si è particolarmente bravi a comprendere tutto e possedere quell’ampia conoscenza utile ad offrire ricche discussioni al bar.
L’attenzione di molti (fortunatamente non tutti) si concentra sul pianto di gioia o sul sorriso del vincitore non prestando neppure la minima attenzione all’impegno ed ai sacrifici che sono stati necessari per conseguire quel risultato.
Ma proprio per manifestare la “pessima” conoscenza al bar, si arricchisce la discussione con frasi ben distanti dallo spirito e dal contesto nel quale sono state pronunciate e, nel caso di altrui successo, esce la famosa frase “l’importante non è vincere, ma partecipare” arricchita dalla attribuzione al barone Pierre de Coubertin (la frase in realtà fu pronunciata durante un’omelia del Vescovo Ethelbert Talbot nella quale disse «I Giochi in sé valgono più delle gare e dei premi. San Paolo ci dice quanto insignificanti siano i premi… anche se uno solo si cinge d’alloro, tutti condividono la gioia di gareggiare»).
Personalmente credo che per trarre lezione dai Giochi Olimpici si dovrebbe porre attenzione sull’impegno di un atleta o di una squadra durante lo svolgimento della gara ed apprezzare lo spirito combattivo utilizzato per raggiungere il successo nel rispetto delle regole e sul peso psicologico che l’impegno agonistico genera.
Chi supera le difficoltà ha vinto anche se nelle pagine di storia non risulterà il suo nome sul podio.

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Pubblicato il agosto 4, 2021, in riflessioni con tag . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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