Povertà o cleptomania

“Signore, faccia attenzione, sta prendendo per errore un acquisto di un altro cliente” disse la cassiera, guardando l’anziano acquirente.
“Sa a volte mi confondo” ebbe come risposta dall’uomo che prese gli occhiali per pulirli.
“Signore, quel prodotto non è suo” bacchettò l’impiegata rivolgendosi allo stesso consumatore .
“Sa pensavo l’avesse acquistato mi moglie, io dò soltanto un aiuto a riempire il carrello” rispose quasi mortificato l’uomo.
Riempito il carrello l’uomo si attardò all’uscita controllando a meno di un palmo dal naso lo scontrino fiscale.
Pagata la mia spesa anch’io mi recai fuori a sistemarla nel cofano dell’auto; per farlo presi le buste e cominciai a suddividere i prodotti acquistati.
L’uomo avanti negli anni si fermò accanto ai miei pacchi per allacciarsi le scarpe, lo fece ed andò lentamente via.
Giunto a casa mi preoccupai di mettere a posto gli acquisti e fu li che mi accorsi che ne mancava uno. Il vecchio signore non aveva mollato l’osso.
È chiaro che in un periodo in cui il caro-vita sta piegando tante persone, ho pensato che il vecchietto poteva averne bisogno.
Ma ne aveva bisogno veramente o si trattava soltanto di cleptomania?
La cleptomania è caratterizzata dall’impulso a rubare e dall’incapacità di fermarsi, che può essere impulsiva. Le persone con questa malattia sperimentano pensieri e impulsi invadenti associati al taccheggio. Gli oggetti che rubano sono in genere non necessari e vengono accumulati o buttati dopo esserne entrati in possesso. Purtroppo chi viene “alleggerito” se ne rende conto soltanto a casa quando non trova più quanto acquistato anche se il prezzo se lo ritrova nello scontrino.
Non saprò mai se quella mostrata dal “vecchietto” è povertà o cleptomania; mi auguro soltanto che il piccolo prodotto sottratto gli possa tornare utile e che non venga assalito dal rimorso.
Pubblicato il febbraio 14, 2022 su psicologia, sociologia. Aggiungi ai preferiti il collegamento . Lascia un commento.
Lascia un commento
Comments 0