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Non rubate i ricordi ai posteri

L’album di famiglia è stato nel Novecento l’epicentro della pratica fotografica, ma al contempo un indispensabile supporto di memoria dei nuclei familiari.
Oggi al tempo dei social, travolti dalle tecnologie digitali e dai cambiamenti repentini della società, stiamo perdendo la nostra “memoria”.
Il classico album di foto di famiglia, spesso realizzato al rientro dalle vacanze con lo sviluppo del rullino a 24 pose (a volte più di uno), ci permetteva di rivivere quei momenti e trasmetterli alle generazioni successive.
Adesso è divenuto già molto difficile raggruppare tutti le immagini che sono state scattate, poi “faticoso” metterle in ordine e selezionarle ed “assolutamente impossibile” realizzare il “libro fotografico” che si può anche ordinare su Internet.
A volte diventiamo persino litigiosi (“questa scartala che sono venuta male” oppure “sistemala con un editing di immagini“, “perché la suocera tiene sempre i figli in braccio mostrando solo la loro testa da dietro?” E così via …).
Eppure siamo ancora felici quando guardiamo un vecchio album, senza preoccuparci dello scatto ci ha immortalati male o della leggera sovraesposizione perché avevamo montato un rullino con ASA da interno.
Non ci adoperiamo per trasmettere ai posteri quei momenti di vita, non facciamo nulla per migliorarci e tenere un ricordo ben composto come il classico brindisi con al centro il festeggiato e tutti i parenti con gli abiti tipici del periodo, ci teniamo solo a fare i selfie davanti alla granita o alla pizza per il nostro “pubblico” dei social. Ci adoperiamo per avere l’app più completa per renderci simili al noto attore o alla splendente modella.
Perdonatemi, vi sembrerò nostalgico, ma credo che i nostri figli/nipoti abbiano in diritto di conoscerci come siamo, di conoscere l’ambiente com’era al nostro periodo e come se lo sono ritrovato.
A coloro che fanno sparire gli album dei ricordi dopo il divorzio per cancellare la presenza dei genitori e degli avi desidero aggiungere che hanno fatto del male ai loro figli/nipoti. Personalmente trovo ancora piacevole ammirare i miei nonni sul calesse e sapere che erano i genitori dei miei che percorrevano strade non asfaltate o definite in pietra lavica, così come provo brividi a vedere uno dei nonni con la divisa da alpino nella prima guerra mondiale e mio padre con blusa e berretto da marinaio nella seconda.
Non rubate i ricordi ai posteri, realizzate album fotografici.
La penna è più potente della tastiera
Torno a scrivere sul blog dopo tanto tempo. Lo faccio con piacere perché ho letto un articolo che ritengo particolarmente interessante sulla didattica e l’uso delle nuove tecnologie.
L’articolo in questione è “Why I’m Asking You Not to Use Laptops” scritto il 25 agosto di quest’anno da Anne Curzan, Professoressa d’inglese per l’Università del Michigan, per il blog “The chronicle of higher education“.
L’autrice, prendendo spunto dall’articolo “You’ll Never Learn!” scritto da Annie Murphy Paul, ritiene che sia quasi impossibile resistere alla tentazione di controllare la posta elettronica o navigare in internet durante le pause di una spiegazione danneggiando così l’apprendimento.
L’autrice, inoltre, facendo riferimento ad uno studio di Rosen, pubblicato nel numero di maggio 2013 su “Computers in Human Behavior” sostiene che queste abitudini sono in crescente aumento e danneggiano l’apprendimento.
In un sondaggio condotto dalla Kaiser Family Foundation e pubblicato nel 2010, quasi un terzo degli intervistati ha confessato che “la maggior parte del tempo” impiegato per fare i compiti a casa era trascorso anche guardando la TV, ricevere e mandare sms, ascoltare musica, o in presenza di altri mezzi di comunicazione.
Quanto esposto sottolinea la necessità di “insegnare” le modalità d’impiego degli strumenti di comunicazione, in quanto il loro uso nei tempi e con modalità errate influirà sicuramente sulle capacità di apprendimento degli studenti.
Nell’articolo dal quale ho preso spunto per avviare questo post viene ribadito che, nonostante la registrazione degli appunti con il tablet o con i portatili è divenuta sempre più frequente, molti ricercatori suggeriscono che questa è meno efficace degli appunti trascritti con carta e penna anche senza gli interventi di disturbo del multitasking.
In particolare Pam A. Mueller, del Dipartimento di Psicologia della Princeton University, e Daniel M. Oppenheimer, Professore associato di Psicologia presso la UCLA Anderson School of Management, hanno dimostrato che i partecipanti alla ricerca che avevano assunto le note con i computer portatili, a distanza da una settimana, hanno ottenuto risultati peggiori nei test sia sul contenuto che nella comprensione concettuale, rispetto ai partecipanti che avevano preso le note con carta e penna.
DOCUMENTI CORRELATI
Il Compagno di Riferimento
Il video è stato realizzato dall’Associazione Felicità Interna Lorda di Messina in occasione di una “mostra guidata” per presentare la figura professionale del “Compagno di Riferimento” e insieme far conoscere i “mille volti” dell’adolescenza.